di VALERIO VARESI
La famiglia Cervi |
Furono per prime le stesse gerarchie repubblichine a rendersi conto dell'abominevole gesto preoccupate di aver rivelato il volto truce del fascismo morente. Ma è forse la paura di una Resistenza palese e organizzata come quella dei Cervi a indurre all'eliminazione di un pericolo che nelle campagne della Bassa tra Campegine e Gattatico era diventato minaccioso.
I Cervi, famiglia di solide basi cattoliche (il papà Alcide fu iscritto al partito popolare e subì l'influenza di Camillo Prampolini nelle campagne emiliane), era antifascista fin dagli anni '30, quelli del massimo consenso al Mussolini trionfante dell'impresa coloniale. Il 25 luglio del '43, alla caduta del Duce, offrirono la pastasciutta a tutto il paese e dopo l'armistizio dell'otto settembre, presero le armi cominciando a organizzare la Resistenza tra l'Appennino e la pianura dove si stavano formando i primi gruppi "Gap" (Gruppi D'Azione Patriottica) con modalità di guerriglia e spionaggio.
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