sabato 30 gennaio 2021

Saviano a Bellanova: “Come può accettare che Renzi sia ben pagato da una dittatura?”

 

‘Conoscete la storia del giornalista saudita del Washington Post Jamal Kashoggi, barbaramente ucciso e fatto a pezzi per conto del principe saudita Mohamed Bin Salman? Solo conoscendola potrete realmente capire di quali crimini sia sospettato Mohammed Bin Salman. E a quel punto, come me, capireste per quale ragione Matteo Renzi dovrebbe avere la dignità di lasciare la vita pubblica del nostro Paese". Lo scrive Roberto Saviano sui social.

"Proveranno a imbrogliarvi tracciando un parallelismo con Emanuel Macron che conferisce la Legion d'onore ad Al-Sisi, o con Angela Merkel che mostra timidezza con Vladimir Putin. Sono argomentazioni senza valore: le azioni politiche squallide di Macron e Merkel trovano una possibile giustificazione nella Ragion di Stato. La grave presenza di Matteo Renzi ai piedi di Bin Salman trova giustificazione solo nella Ragion del Portafogli, il suo. Matteo Renzi – continua Saviano – è un Senatore della Repubblica Italiana, non un ex politico in pensione, non un personaggio secondario che possa permettersi di essere al soldo di chiunque, soprattutto di un principe che silenzia i suoi oppositori condannandoli a morte".

"Renzi è ancora pagato dallo Stato italiano per il suo lavoro (un senatore in Italia guadagna oltre 14mila euro al mese netti, considerando l'indennità mensile, la diaria e vari rimborsi spese) e il presupposto è che lo faccia con dignità, nel rispetto dei valori costituzionali, dai quali non mi pare sia riconosciuta la possibilità di fare a pezzi gli oppositori politici in sedi diplomatiche altrui, come è accaduto al giornalista del Washington Post Jamal Kashoggi. Matteo Renzi è il politico italiano più in vista del momento, e dunque l'idea che i cittadini del mondo possono farsi, dopo questa uscita, è che il politico italiano più in vista – l'ago della bilancia – sia anche un venduto. Non male per un Paese che, nelle attuali condizioni, avrebbe bisogno solo di una cosa: credibilità.

"È un grande piacere – ha detto Renzi – è un onore essere qui con il grande principe MBS. Credo che l'Arabia possa essere il luogo di un nuovo rinascimento". Ricordatevi queste parole, non dimenticatele, perché sono un marchio d'infamia. Ora io domando agli ex Ministri di Italia Viva – e in particolare a Teresa Bellanova, che è sicuramente la vera protagonista della legge contro il caporalato, per la quale tutti dobbiamo esserle grati – come si possa accettare che il leader (ma a questo punto direi il padrone, nel senso più deteriore del termine) del loro partito vada, in qualità di ospite ben pagato, ad esaltare una dittatura che massacra gli oppositori politici e che gode della servitù della gleba. 

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mercoledì 27 gennaio 2021

Il diario ritrovato della piccola Bruna Cases, scappata in Svizzera per salvarsi dai lager

La voce di una bambina ebrea di Milano, fuggita con la famiglia per salvarsi la vita nel 1943, nelle pagine del suo diario svizzero


«Prendevo appunti dove capitava. Foglietti, biglietti, i bordi di un foglio di giornale. Scappavamo e io non volevo dimenticarmi niente. Mi segnavo i particolari, le cose che mi succedevano intorno, i nomi delle persone. Adoravo scrivere. A scuola l’italiano era la mia materia preferita. Finché i fascisti non chiusero la scuola ebraica di Milano e io, come tanti altri bambini, fui costretta a smettere di studiare. Sfollammo a Parma, poi riuscimmo a fuggire in Svizzera. Papà ci precedette con la nonna. Io, mamma e le mie sorelle li raggiungemmo dopo. Se chiudo gli occhi mi sembra ancora di vedere quel filo spinato che separava l’Italia dalla salvezza». Ha la voce ferma Bruna Cases. Classe 1934. Aveva nove anni quando con la famiglia riuscì a lasciare l’Italia grazie ad alcuni «contrabbandieri», come li chiamava allora e come li definisce tuttora. Gli uomini che per un po’ di denaro traghettarono lei e tanti altri oltreconfine. Una volta in salvo, la piccola trasformò quei bigliettini in un diario di fuga. Poche pagine che oggi sono custodite nell’Archivio della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano.

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sabato 16 gennaio 2021

Fin dall'infanzia...

 “Fin dall'infanzia percepivo lo scorrere delle ore indipendente da ogni riferimento, da ogni atto e da ogni evento, la disgiunzione del tempo da ciò che tempo non era, la sua esistenza autonoma, il suo statuto singolare, il suo imperio, la sua tiranniaRicordo con estrema chiarezza quel pomeriggio in cui, per la prima volta, di fronte all'universo vacante, non ero più che fuga di istantiribelli ad adempiere ancora la loro particolare funzione. Il tempo si separava dall'essere a mie spese.”

Emil Cioran

sabato 9 gennaio 2021

“Un minuto solo”: quando gli attimi diventano ostacoli


ALESSANDRIA – Non servono molte parole ma solo qualche istante per riflettere. Eugenia, insieme all’architetto Paola Testa, disability manager del Comune di Alessandria, hanno scattato questa foto che racconta una situazione “che si verifica spesso in città“. Nessun vittimismo, spiega Eugenia, che non vuole ricamare su una storia purtroppo ricorrente, ma solo un elegante quanto scomodo rimbrotto a chi pensa che “un attimo solo non conti nulla“. Quei pochi minuti sono un ostacolo in più che non dovrebbe esserci nel cammino già difficile di ogni giorno. Questa foto è un invito a considerare il prossimo prima che noi stessi. Vale per tutti.

Fonte

venerdì 8 gennaio 2021

Conosco Luciano da una decina di anni.

Uomo di una volta, grande oratore, e memoria storica di grande rilevanza per la nostra valle.
Il Don, è un uomo apparentemente duro, dal carattere non semplicissimo, ma senza ombra di dubbio, una delle figure più rilevanti dei nostri luoghi, negli ultimi decenni.
Le sue parole, la sua stessa vita, a metà tra chiesa e campi, indipendentemente dalla fede religiosa di ognuno di noi, fa di lui un esempio da seguire, un lottatore.

Ho appreso dagli articoli di 
Maurizio Iappini
, e 
Giampiero Carbone
, giornalisti che stimo, e dall’appello dell’amico 
Giacomo D'Alessandro
, che il Don ha già chiuso la cooperativa e vorrebbe far nascere un museo.
A chi serve un altro museo del mondo contadino? Mi domando.
I musei storici, sanciscono la fine delle cose, confinano i fatti e gli oggetti al passato, o comunque, in un'altra epoca, in un'altra società.
Io vorrei invece, che i falcetti, i ranghinatori, le zappe, non stessero appoggiati a terra o appesi ad un muro in qualche stanza.
Vorrei che continuassero a fare il loro lavoro, nei campi, nelle cascine, in stalla, in mano a contadini e contadine.

Una cooperativa chiude, un museo nasce, ma di musei contadini già ne abbiamo uno in valle, sopra casa mia, a Volpara, in questo momento chiuso per mancanza di personale, e di progettazione.
Il mondo contadino non è un qualcosa che può stare rinchiuso dentro ad un museo. Penso.
Il mondo contadino è un sistema complesso, di saperi antichi e moderni, sviluppato in millenni di pratica e ricerca, grazie al quale gli esseri umani sono riusciti a sfamarsi negli ultimi diecimila anni.
Negli ultimi diecimila anni.
Non può stare dentro ad un museo, deve vivere nel presente, perchè il presente ha senza dubbio bisogno di contadini.
Di sicuro contadini, forse, anche di qualche imprenditore agricolo.
Nei musei, mettiamoci i dipinti, le sculture, le opere d’arte, senz'altro utili alle persone, oppure, in Montagna, trasformiamoli in luoghi dell’oggi, di racconto per i territori, per un buon turismo, come accade a Rocchetta Ligure ad esempio, ma per favore, non chiudiamoci gli strumenti e i saperi di cui oggi, più che mai, abbiamo bisogno per costruire il nostro futuro.

Aiutiamo Don Luciano a trovare persone che portino avanti il suo preziosissimo lavoro, che abbiano voglia di imparare, di sporcarsi le mani e di continuare a dare un senso profondo a Dova Superiore.


sabato 2 gennaio 2021

Il ritorno del figlio

Quella che segue è la poesia posta a conclusione del libro di Carlo Lucarelli che gli dà anche il titolo. La poesia è di Tsegaye Gabre Medhin, il poeta nazionale etiope, che l’ha scritta nel 1964 in inglese (è pubblicata sul n. 13 di Transition e la potete trovare qui).


Guarda dove metti i piedi impuro straniero

Questa è la terra dell’ottava armonia
Dell’arcobaleno: il Nero.
È la faccia oscura della luna
Portata alla luce
È la tela del capolavoro di Dio.

Fuori dai tuoi abiti forestieri impuro straniero
Sèntiti parte del grande capolavoro
Cammina in pace, cammina solo, cammina eretto
Cammina libero, cammina nudo
Lascia che le antenne della tua madre terra
Ti carezzino i piedi nudi
Lascia che il Suo alito baci il tuo corpo nudo.

Ma attento, attento a dove metti i piedi dimenticato straniero
Questo è proprio il fondo delle tue radici: il Nero.
Dove i tamburi dei tuoi padri vibravano
Nel pauroso silenzio delle valli
Squassavano, nei corpi colossali delle montagne
Vibravano, nei petti profondi delle giungle.
Cammina orgoglioso.

Attento, ascolta i richiami degli spiriti ancestrali figliol prodigo
Il richiamo del suolo che aspetta da sempre
Ti accolgono a casa, a casa. Nel canto degli uccelli
Riconosci sospeso il tuo cognome
Il vento soffia i nomi gloriosi dei guerrieri della tua schiatta
La brezza leggera soffia nelle tue narici
La polvere delle loro ossa.
Cammina eretto. Gli spiriti danno il benvenuto
Al figlio perso e ritrovato.

Attento, e fuori dai tuoi abiti forestieri fratello
Sèntiti parte del grande capolavoro
Cammina nella gioia, cammina nel ritmo, cammina eretto
Cammina libero, cammina nudo
Lascia che le radici della tua madre terra ti carezzino il corpo
Lascia che la pelle nuda assorba il sole di casa e brilli d’ebano.

Fonte

 Il massacro, tutto italiano, dei cantastorie etiopi



La malgara Agita Idea Gudeta

 
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I dieci versi dalle canzoni di Battiato da appuntarsi e non dimenticare

Il cantautore, morto ieri nella sua residenza di Milo, era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. Ha spaziato tra una grande quantità di generi,...