giovedì 27 agosto 2009

Trecento e otto

Serra bene gli occhi al sussulto risolutivo
che della sacra terra ne fece un boia senza rimpianti.
Senti la canzone del giorno successivo
che di quelle note dissonanti ne viene il nefasto ricordo.

Di urla che raccontano d’un gemito prematuro
nell’aria fremente alle prime ore del mattino.

Mesta sorge l’alba.
Suona il tamburo della nera sorella
che sorda giunge mentre la terra ancor sussulta
come per voler sovrastare qualsiasi altra cosa
o per dire a tutti che ella da la vita e così ella la riprende.

No! È una menzogna!
Che di colpa vi sia una macchia
o di dolore vi sia tristezza
Non v’è dubbio.

Così c’è da intendete il fremito della ragione
quando la terra reclama il suo diritto!
Là, di ragione, per quel prezzo, ve ne è ben poca.

Il sentiero che si spezza.
La strada che pian piano si dissolve.
Accade tutto prima che il sole prenda a ghermire la notte.

L’Aterno segue la sua via.
Sobbalza forse
ma non si cura certo dell’aria insalubre
che alla sua sinistra si leva notte tempo.

Il nuovo giorno batte forte quindi il suo bastone.
Esso è un crudele despota che reclama
un sì triste dazio.

Se infine v’è una giustizia
o un sommo guaritore dell’anima
o qualsiasi sia il suo nome che tanto declama d’essere misericordioso
Che si faccia avanti!

Di trecento e otto fu il tributo.
Che al fine si riveli, dico io!
Che venga a riscuotere.

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Andrea Gray
Dedicata alle vittime del terremoto in Abruzzo.

lunedì 10 agosto 2009

L'amaca

Sento alla radio una deputata leghista spiegare che la storia dell'esame di dialetto locale per i professori è un invenzione della stampa.Che l'intenzione vera è solo chiedere agli insegnanti "rispetto delle tradizioni locali".
Non è che cambi un granchè. Bisognerà pur cominciare a dire che nelle "tradizioni locali" questo paese affoga come nelle sabbie mobili, che i suoi pochi passi nella modernità li ha fatti non grazie alle "tradizioni locali" ma nonostante o addirittura contro di esse, che lo sforzo nazionale e unitario - sforzo di identità, di concittadinanza, ripeto di modernità - è incompleto e fragile anche per via della grettezza paesana, dei Santi patroni, della retorica piccola e immobile sul campanile, la piazza, il porticato, l'aia (oggi il capannone?, la rotonda stradale?, il discount?), e che negli ultimi vent'anni questo paese ha galoppato all'indietro anche grazie alla Lega, grande vettore di ogni mediocrità provinciale, di ogni complesso di inferiorità "popolare", partito reazionario quanto nessun altro nella storia repubblicana. Imparare l'italiano, diventare italiani e sgrezzarsi da un passato di soggezione e di miseria è stato tutt'uno per milioni di italiani del Nord e del Sud. Punto.

Michele Serra

La Stampa

venerdì 7 agosto 2009

Amore non dannarmi

Amore non dannarmi al mio destino
tienimi aperte tutte le stagioni
fa che il mio grande e tiepido declino
non si addormenti lungo le pulsioni
metti al passivo tutte le passioni
dormi teneramente sul cuscino
dove crescono provvide ambizioni
d’amore e di passione universale,
toglimi tutto e non mi fare male
.

- Alda Merini
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I dieci versi dalle canzoni di Battiato da appuntarsi e non dimenticare

Il cantautore, morto ieri nella sua residenza di Milo, era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. Ha spaziato tra una grande quantità di generi,...