mercoledì 25 dicembre 2019

“Buon Natale”, la poesia di Alda Merini dedicata a chi è solo o soffre per una malattia

Si intitola “Buon Natale” ed è la bellissima poesia di Alda Merini dedicata a chi, durante le festività natalizie, è solo oppure soffre per qualche malattia. I versi della poesia milanese si rivolgono soprattutto ai più piccoli, augurandogli un Natale con “con pochi regali ma con tutti gli ideali realizzati”.


Come in campo musicale, anche nella poesia il Natale è uno dei temi più gettonati. La letteratura italiana e mondiale è piena di bei versi natalizi. Da Quasimodo a Saba, da Bertolt Brecht a Shakespeare, sono tantissime le liriche poetiche dedicate al Natale, frasi magari meno scontate del solito da poter utilizzare per un messaggio d'augurio verso la persona amata. Tra le poesie più amate da Natale ce ne sono ben due di Alda Merini, una delle poetesse più famose della letteratura italiana, che al Natale ha dedicato ben due poesie, Buon Natale e Natale 1989.

Qui abbiamo deciso di sottoporvi la prima, "Buon Natale", che racconta la gioia per l’arrivo del Natale, soprattutto dei più piccoli, che non manca di avere un pensiero per chi, in giorni come questi, è solo. O  i malati, coloro che soffrono.


A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.


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Spaziani, le acque della poesia

Natale è un flauto d’alba, un fervore di radici
che in nome tuo sprigionano acuti ultrasuono.
Anche le stelle ascoltano, gli azzurrognoli soli
in eterno ubriachi di pura solitudine.

Perché questo Tu sei, piccolo Dio che nasci
e muori e poi rinasci sul cielo delle foglie:
una voce che smuove e turba anche il cristallo,
il mare, il sasso, il nulla inconsapevole.

DI MARIA LUISA SPAZIANI


Fonte

mercoledì 4 dicembre 2019

La prima cosa bella di mercoledì 4 dicembre 2019

La prima cosa bella di mercoledì 4 dicembre 2019 è l’improbabile felicità di due calciatori, separati da un solco di 45 anni di età, uniti dal caso. Il primo si chiama Stefano Turati, detto Pantera, ha 18 anni, tesserato dal Sassuolo, ha esordito contro la Juventus, a sorpresa, per l’infortunio del titolare e della riserva. E’ stato il migliore in campo. Ha parato una punizione tirata da Cristiano Ronaldo. Ha ricevuto i complimenti di Gigi Buffon. Dopo la partita ha telefonato alla mamma, che lo portava ai concerti dei Led Zeppelin. Il secondo si chiama Angelo Ricca, detto U’ Pip, ha 63 anni, tesserato da 50, esordio con la Juventina, oggi attaccante dello Sporting Maierà, terza categoria, 600 partite alle spalle. Ha segnato un gol a San Basile. Poi è tornato a casa, probabilmente dai nipoti, che ascoltavano un rapper calabrese. Dicono che la comicità sia tragedia più tempo. La felicità è allora un bel momento  fuori dal tempo, qualcosa che accade quando ancora non potrebbe o più non dovrebbe, una nota sfuggita in overture, un innamoramento a 53 anni.

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domenica 1 dicembre 2019

Viviamo in un mondo di bugie...

“Viviamo in un mondo di bugie. E rischiamo molto perché queste bugie vengono spesso sostenute dai mezzi di informazione. Vorrei non parlare dell’ex ministro dell’Interno per una ragione molto semplice: prima si trattava di un vicepresidente del consiglio e quindi era dovuto che ci fosse un’attenzione, adesso vorrei che iniziasse il giusto silenzio, non è più obbligatorio che l’ex ministro sia in televisione ogni quattro ore, e noi non siamo obbligati a parlare di lui ed è bene così. Io credo che il silenzio su questa persona sia un atto di responsabilità, perché questa persona è cattiva, ha avvelenato i pozzi, ha seminato odio sociale in una misura che in Italia non si vedeva da decenni. Abbiamo corso un grosso rischio, perché io in questa persona e nei suoi schierani ho sempre visto un tentativo che non ho mai chiamato con nomi strani perché di nome ce n’è solo uno: fascista. La storia ci ha insegnato che il fascismo si instaura piano piano, un passo dopo l’altro contando sulla disinformazione, sull’indifferenza, sul fatto che non si coglie mai il pericolo, su cento episodi uno dietro l’altro che alla fine ci portano ad accettare cose disumane. E non penso solo ai migranti ma a tante altre manifestazioni di questo pensiero totalitario. Abbiamo posto uno stop a questo processo ma non credo che il lavoro sia finito”.

Gino Strada

I dieci versi dalle canzoni di Battiato da appuntarsi e non dimenticare

Il cantautore, morto ieri nella sua residenza di Milo, era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. Ha spaziato tra una grande quantità di generi,...