Fate il vostro blog! Poesie, pensieri e racconti dei miei amici...oppure trovati sul web.
martedì 29 maggio 2012
martedì 22 maggio 2012
lunedì 21 maggio 2012
Gavi, paese goloso
Gavi e' un paese goloso ed elegante come la sua gente e chi vi sosta
anche solo per mezza giornata, scoprira' atmosfere inattese. Il paese ha una storia secolare d'accoglienza. Gran parte della sua
economia fu nei secoli l'arte dell'ostelleria e la tradizione
dell'accoglienza prosegue oggi nella golosita' dei suoi prodotti tipici:
gli amaretti, inimitabili dolcetti centenari; un prelibato insaccato
chiamato "testa in cassetta", il vino Cortese e i ravioli, a proposito
dei quali e' necessario spendere qualche parola in piu', perche' pare
che la storia dica, e storici e chiefs di altre illustri regioni non me
ne vogliano, che i ravioli cosi' come ancor oggi ce li figuriamo e li
mangiamo, videro la luce nella Citta' di Gavi. Siamo nel XII secolo e Gavi era passo obbligato sulla rotta commerciale
fra Genova e la Padania. Fiere, incontri e scambi, vocarono la cittadina
all'ospitalita' locandiera con il fiorire di bettole e ristori. Una di queste si chiamava "l'Hustaia du Ravio" ed era di proprieta'
della famiglia Raviolo, che inventando, cit.: "quel guanto ripieno di
borragini e scarole, uova e formaggio di capra...", dette inizio al
fortunatissimo piatto che poi Genova avrebbe lanciato nel mondo dal
1200. (Notizie tratte dagli scritti di Carletto Bergaglio, fondatore e Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri del Raviolo di Gavi.) Una curiosita' : pare che anche Paganini fosse un estimatore di questi prelibati ravioli.
Ma l'accoglienza sta prima di tutto nella gente.
A Gavi le tradizioni sono dure a morire e in questo caso, si direbbe per fortuna. In un epoca di appiattimento massmediatico come il nostro, a Gavi il dialetto, simile a quello genovese, e' ancora saldamente radicato anche nelle generazioni piu' giovani e comunemente parlato nelle botteghe, nei bar, per strada, suonando come una melodia priva di sboccature. La parlata, il modo conserto di gesticolare, l'accoglienza mai esagerata ne' lesinata: tutto dice di una popolazione cortese come il suo vino, socievole ma senza eccessi, sicuramente orgogliosa, anzi a volte quasi superba, per aver saputo creare e mantenere un luogo dove il bramato "buon vivere" e' di casa.
Gavi e il suo territorio sono un'esperienza sensoriale indimenticabile se li si sanno avvicinare e comprendere senza fretta e con umilta', magari mentre si sorseggia un bicchiere di Cortese con i pensieri sparsi nella brezza che arriva dal mare.
Fonte: Taccuino di un errante
Ma l'accoglienza sta prima di tutto nella gente.
A Gavi le tradizioni sono dure a morire e in questo caso, si direbbe per fortuna. In un epoca di appiattimento massmediatico come il nostro, a Gavi il dialetto, simile a quello genovese, e' ancora saldamente radicato anche nelle generazioni piu' giovani e comunemente parlato nelle botteghe, nei bar, per strada, suonando come una melodia priva di sboccature. La parlata, il modo conserto di gesticolare, l'accoglienza mai esagerata ne' lesinata: tutto dice di una popolazione cortese come il suo vino, socievole ma senza eccessi, sicuramente orgogliosa, anzi a volte quasi superba, per aver saputo creare e mantenere un luogo dove il bramato "buon vivere" e' di casa.
Gavi e il suo territorio sono un'esperienza sensoriale indimenticabile se li si sanno avvicinare e comprendere senza fretta e con umilta', magari mentre si sorseggia un bicchiere di Cortese con i pensieri sparsi nella brezza che arriva dal mare.
Fonte: Taccuino di un errante
martedì 15 maggio 2012
Il profumo del rosmarino
Il profumo del rosmarino
si nasconde arruffato
fra la menta selvatica e il timo
ignaro mi consegna il ricordo
di quando
vagando tra boschi di lune piene
con dardi infuocati
accendevo le stelle
e con fasci di luminose scie
tratteggiavo la strada ai sogni.
domenica 13 maggio 2012
FESTA DELLA MAMMA! LEI
Lei, il sogno dell’amore sulla pelle,
lei, il dolce bacio delle stelle,
lei, l’assolato abbraccio di un prato,
lei, la grande memoria del passato, lei, mentre disegno il presente,
il meraviglioso sospiro della mente.
Lei, la speranza del futuro,
il confine per abbattere quel muro.
Lei, un cuore pieno di promesse,
l’astratto senso del mio essere.
Lei, l’imperativo di un sorriso,
mentre le labbra pregano in silenzio
la fine di ogni mio tormento.
Lei, la semplice aria che respiro,
la forza che mi lega all’infinito.
Lei, la vita che cammina altrove,
dove neanche il buio sa trovare
quell’autentico bisogno di amare.
Lei, la voce dei miei perché,
il mare che non conosce fine.
Lei,l’indimenticabile estate,
che non finirà mai di esistere
negli occhi dei nostri ricordi.
Lei, la straordinaria fiaba dei nostri giorni.
di Francesca Ghiribelli
lei, il dolce bacio delle stelle,
lei, l’assolato abbraccio di un prato,
lei, la grande memoria del passato, lei, mentre disegno il presente,
il meraviglioso sospiro della mente.
Lei, la speranza del futuro,
il confine per abbattere quel muro.
Lei, un cuore pieno di promesse,
l’astratto senso del mio essere.
Lei, l’imperativo di un sorriso,
mentre le labbra pregano in silenzio
la fine di ogni mio tormento.
Lei, la semplice aria che respiro,
la forza che mi lega all’infinito.
Lei, la vita che cammina altrove,
dove neanche il buio sa trovare
quell’autentico bisogno di amare.
Lei, la voce dei miei perché,
il mare che non conosce fine.
Lei,l’indimenticabile estate,
che non finirà mai di esistere
negli occhi dei nostri ricordi.
Lei, la straordinaria fiaba dei nostri giorni.
di Francesca Ghiribelli
giovedì 10 maggio 2012
SE FOSSI STATA ACQUA
Se non avessi avuto un cuore
se fossi stata acqua,
sarebbe stato tutto facile.
Se fossi, ma… non sono.
Stringo tra le mani
l’ultima briciola di me
e urlo… chiedendomi
se è giusto urlare
quando tutti dormono,
rompere il silenzio
con un temporale, poi
anche questo inutile…
Di notte, anche se piove
il silenzio va avanti
solo i pensieri mormorano,
creando fantasmi
e arcobaleni senza colori
e farfalle senza volo
e senza ali…
Se fossi stata acqua,
ma per fortuna, non lo sono
sarebbe stato tutto
troppo facile.
di Liana Margescu
lunedì 7 maggio 2012
Era Italia
d'ogni tipo, i castelli diroccati, anfiteatri romani
langhe e tramonti sui vulcani
e poi i faraonici templi di storia e virtù
E statue di marmo che paiono vere e sovente perfino parlare…
Uno stivale che aveva già da rifarsi la suola…
m'ha accolti stranieri , profughi ,zigani orfani e padri
Le isole, gli anfratti, gli artisti, gli etruschi
I pittori, la Mole, il Circeo, la madre romana
I paeselli da fiaba, i cibi antichi ricchi di segreti
Venezia e Firenze Palermo, Milano Portofino Lipari
e Portogruaro…
Dovunque
Meraviglie del tempo e di genti
Usanze costumi spontaneità….
Sta annegando il mio stivale
Nessuno lo vuol salvare.
Ancora il popolo suo non sé accorto...
qualcosa s'è rotto
E' importante reagire
dalla punta alla cima.
Uniamo le forze
È il nostro paese….
Non possiamo farlo morire
E' bello, sacro divino
Nostro
Anche così
ma facciamoci sentire …... ….
Prima che ci tolgano anche l'inchiostro
per poterlo gridare!
di Cristina Pinochi
Copyright 2011
langhe e tramonti sui vulcani
e poi i faraonici templi di storia e virtù
E statue di marmo che paiono vere e sovente perfino parlare…
Uno stivale che aveva già da rifarsi la suola…
m'ha accolti stranieri , profughi ,zigani orfani e padri
Le isole, gli anfratti, gli artisti, gli etruschi
I pittori, la Mole, il Circeo, la madre romana
I paeselli da fiaba, i cibi antichi ricchi di segreti
Venezia e Firenze Palermo, Milano Portofino Lipari
e Portogruaro…
Dovunque
Meraviglie del tempo e di genti
Usanze costumi spontaneità….
Sta annegando il mio stivale
Nessuno lo vuol salvare.
Ancora il popolo suo non sé accorto...
qualcosa s'è rotto
E' importante reagire
dalla punta alla cima.
Uniamo le forze
È il nostro paese….
Non possiamo farlo morire
E' bello, sacro divino
Nostro
Anche così
ma facciamoci sentire …... ….
Prima che ci tolgano anche l'inchiostro
per poterlo gridare!
di Cristina Pinochi
Copyright 2011
venerdì 4 maggio 2012
Sette i peccati capitali
s'appaga l'uomo non saggio
della superbia. Nel suo ingranaggio
a crogiolarsi pieno del suo io,
si sente onnipotente come Dio.
Cova l'avaro l'oro che possiede
nulla dando a chi, bisognoso, chiede,
nel lercio fango sguazza il lussurioso
di bramosie mai pago, a tutti odioso,
si nutre di collera l'iroso
che pace mai avrà nè riposo ;
del dantesco Ciacco imitatori, tristi assai
del compiacer la gola non si sazian mai,
nella perenne stanchezza gli accidiosi stanno
col lavoro mai le mani sporcheranno.
Tutti son svilenti i vizi capitali.
origine e causa di tutti i mali.
Di tutti il peggior l'invidia alfine
che nuovi danni aggiunge alle rovine.
Del bene altrui soffre l'uomo infelice,
sragiona e spesso non sa quel che dice,
la felicità degli altri lo annoia,
meschino nel corrodersi, non conosce la gioia,
privo del sentimento d'amore
se gli altri giubilano, lui prova dolore.
Orridi son i vizi capitali,
ma meglio averne sei senza quest'uno...
scomparirebbero nel mondo tanti mali
se invidia non rodesse il cuore d'alcuno.
di Loretta Margherita Citarei
della superbia. Nel suo ingranaggio
a crogiolarsi pieno del suo io,
si sente onnipotente come Dio.
Cova l'avaro l'oro che possiede
nulla dando a chi, bisognoso, chiede,
nel lercio fango sguazza il lussurioso
di bramosie mai pago, a tutti odioso,
si nutre di collera l'iroso
che pace mai avrà nè riposo ;
del dantesco Ciacco imitatori, tristi assai
del compiacer la gola non si sazian mai,
nella perenne stanchezza gli accidiosi stanno
col lavoro mai le mani sporcheranno.
Tutti son svilenti i vizi capitali.
origine e causa di tutti i mali.
Di tutti il peggior l'invidia alfine
che nuovi danni aggiunge alle rovine.
Del bene altrui soffre l'uomo infelice,
sragiona e spesso non sa quel che dice,
la felicità degli altri lo annoia,
meschino nel corrodersi, non conosce la gioia,
privo del sentimento d'amore
se gli altri giubilano, lui prova dolore.
Orridi son i vizi capitali,
ma meglio averne sei senza quest'uno...
scomparirebbero nel mondo tanti mali
se invidia non rodesse il cuore d'alcuno.
di Loretta Margherita Citarei
giovedì 3 maggio 2012
Viviamo di pane
Guardo le briciole
che custodisco nelle tasche
sembrano secche... poche,
mi pesa il presente. Lontano dall’essenza del mio essere
mi accontento dei resti
e mi concedo, la pace dei sensi
esco santa, dalla mia esistenza
mi chiedo... se serve a qualcuno.
Sorrido ad ogni sorgere del sole
ed al tramonto mi abbandono
non ho nulla da contare
forse, i miei anni
i miei ricordi, o le emozioni
che arrivano all’alba
ma si spengono, rubate
dallo stesso sole, insisto
e conto
conto
conto
e mi rendo conto
che viviamo... di pane
di Liana Margescu
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