giovedì 20 settembre 2018

Italia 1943, Lucarelli: "Il nostro peccato mortale? Voltare la testa, ieri come oggi"


Il nuovo romanzo di Carlo Lucarelli "Peccato mortale, un'indagine del commissario De Luca" (Einaudi Stile libero) è un tuffo nei 45 giorni tra la caduta di Mussolini e l'armistizio dell'8 settembre 1943. "Niente è come appare - spiega lo scrittore -. Un periodo storico pieno di contraddizioni, perfetto per una trama gialla e che racconta il nostro modo di essere italiani oggi". Il rumore di fondo del fascismo, dice Lucarelli, non ci ha mai abbandonato.  "Sentiamo l'eco di quei fantasmi, a volte le stesse parole del duce, gli stessi ragionamenti razzisti che si facevano contro gli ebrei e contro gli africani colonizzati. Allora il mio commissario De Luca preferì voltare la testa da un'altra parte, ma l'indifferenza è un'abitudine che persiste. Questo è pericoloso. Gli italiani sono brava gente quando vogliono, ma quando non vogliono sono cattivissimi".     

Il video

domenica 16 settembre 2018

Sono folle di te amore

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Sono folle di te, amore
che vieni a rintracciare
nei miei trascorsi
questi giocattoli rotti delle mie parole.
Ti faccio dono di tutto
se vuoi,
tanto io sono solo una fanciulla
piena di poesia
e coperta di lacrime salate,
io voglio solo addormentarmi
sulla ripa del cielo stellato
e diventare un dolce vento
di canti d'amore per te.


Alda Merini

venerdì 14 settembre 2018

"La solita madre generosa e affettuosa". La lettera del '97 di De André alla sua Genova in ricordo delle vittime del Ponte Morandi

In occasione della commemorazione delle 43 vittime, a un mese esatto dal crollo, Dori Ghezzi leggerà le parole del cantautore genovese



"Madre generosa". Così De André chiamava la sua Genova in una lettera scritta nel 1997 e dedicata appunto alla città. Un testo che verrà letto da Dori Ghezzi in occasione delle commemorazioni delle 43 vittime del crollo del Ponte Morandi, a un mese esatto dal terribile incidente. Lo strappo che ha diviso in due la città quella vigilia di Ferragosto è ancora ben visibile, sia sui resti di quel che rimane del ponte sia nel cuore dei Genovesi. Per non dimenticare, tanti gli omaggi. Ma il più atteso è proprio la lettura da parte della moglie Dori, delle parole del cantautore genovese. Il Corriere della Sera ne pubblica il testo integrale.
"Era la solita madre generosa nella spettacolarità dei paesaggi obliqui e cangianti, mamma affettuosa nell'elargizione di un clima da Shagri-La, genitrice estremamente severa nei confronti di chi si fosse lasciato cogliere addormentato al ritmo del suo respiro mediterraneo, sempre tiepido. Quella era Genova da cui mi dividevo per incidente d'amore e finimmo per disparentarci".
Nelle righe scritte da Fabrizio De André emerge tutto il suo attaccamento alla città, vista e sentita da sempre come una madre, una palestra che gli ha insegnato a vivere, odio e amore in continuo contrasto. Dalle sua parole ne traspare anche l'orgoglio di essere nato genovese.
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domenica 9 settembre 2018

L’eremita di San Rocco e la foglia

Tanti tanti anni fa, quando gli uomini andavano per mare sui velieri, si dice che vivesse a Nervi (GE), sulla collina di San Rocco, un saggio eremita.
Aveva una lunga barba ed abitava in una grande grotta che ora non c’è più. Era molto sapiente e chi aveva un dubbio o un mistero da chiarire andava da lui per avere parole di saggezza.
Un giorno un marinaio arrivato al porticciolo di Nervi salì fino alla grotta, per cercare di farsi spiegare una frase che aveva sentito durante un viaggio ma di cui non aveva capito il significato. “Grande saggio” gli disse “qualche mese fa ho incontrato in un porto d’oriente un mercante che cercava di vendermi delle perle false. Ma io, che ho girato il mondo in lungo e in largo, mi sono accorto dell’ imbroglio e ho tirato dritto. Il mercante allora mi ha gridato “Bravo! Hai mangiato la foglia…..”. Io non ho capito cosa volesse dire con quelle parole e sono rimasto nel dubbio che fosse un offesa. Mi puoi aiutare?”
L’ eremita gli spiegò che era in realtà un complimento.
“Caro amico” gli disse, “mangiare la foglia si usa quando si vuol spiegare quanto un uomo sia abile nell’arrivare a capire anche quello che non viene detto, quello cioè che si nasconde tra le righe di un discorso. Si dice spesso di un uomo scaltro, che non si ferma all’ apparenza o alla prima impressione, ma ragiona e scopre l’ eventuale imbroglio. Questo detto risale alla vicenda di Ulisse che durante i suoi viaggi descritti nell’ Odissea, quando fu catturato dalla maga Circe, si rende conto che con un trucco la maga trasformava gli uomini in bestie, e per riuscire a salvarsi chiese aiuto a Mercurio. La divinità gli diede da mangiare una foglia magica che gli rese la mente sgombra e immune dai malefici della maga”
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sabato 1 settembre 2018

L'inconveniente di essere nati



* Le tre del mattino. Percepisco questo secondo, e poi quest'altro, faccio il bilancio di ogni minuto. Perchè tutto questo? Perchè sono nato. è da un tipo speciale di veglia che deriva la messa in discussione della nascita. * "Da quando sono al mondo" quel da quando mi pare gravato di un significato così spaventoso da diventare insostenibile. * Esiste una conoscenza che toglie peso e portata a quello che si fa - quello che si fa - e per la quale tutto è privo di fondamento tranne essa medesima. Pura al punto da aborrire perfino l'idea del soggetto, traduce quel sapere estremo secondo il quale fare o non fare un atto è la stessa cosa, e a cui si associa una soddisfazione altrettanto estrema: il poter ripetere, a ogni incontro, che nessuno dei gesti da noi compiuti merita la nostra
adesione, che niente è avvalorato da una qualche traccia di sostanza, che la "realtà" è dell'ordine dell'insensato. Una tale conoscenza meriterebbe di essere definita postuma: opera infatti come se chi
conosce fosse vivo e non vivo, essere e memoria di essere. "è già passato"dice costui di tutto ciò che compie, nell'istante stesso dell'atto, che viene così destituito per sempre di presente.

* Noi non corriamo verso la morte, fuggiamo la catastrofe della nascita, ci affanniamo, superstiti che cercano di dimenticarla. La paura della morte è solo la proiezione nel futuro di una paura che risale al nostro primo istante. Ci ripugna, certo, considerare la nascita un flagello: non ci è stato forse inculcato che era il bene supremo, che il peggio era posto alla fine e non all'inizio della nostra traiettoria? Il male, il vero male, è però dietro, non davanti a noi. è quanto è sfuggito al Cristo, è quanto ha invece colto il Buddha: "Se tre cose non esistessero al mondo, o discepoli, il Perfetto non apparirebbe nel mondo...". E, alla vecchiezza e alla morte, antepone il fatto di nascere, fonte di tutte le infermità e di tutti i disastri.

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I dieci versi dalle canzoni di Battiato da appuntarsi e non dimenticare

Il cantautore, morto ieri nella sua residenza di Milo, era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. Ha spaziato tra una grande quantità di generi,...