CEVA (Cuneo)
Alcuni giorni di pioggia. E ventidue anni fa, il 5-6 novembre
’94, il Tanaro e gli affluenti in piena sconvolsero la geografia del
Basso Piemonte. Le colline cedettero come ferite da profondi graffi.
L’acqua arrivò ovunque e quando si ritirò portò con sè 29 vittime nella
sola provincia di Cuneo. Una settantina in Piemonte. La più piccola,
Riccardo Sobrino di Alba, aveva solo 5 anni. Ponti crollati, frane che
sbriciolarono le montagne, strade ridotte a brandelli rubarono la vita a
coppie, pensionati, giovani. Danni incalcolabili, per centinaia di
miliardi tra rimborsi ai privati, attività commerciali e industriali,
opere pubbliche. Anni di lavoro per riportare la situazione alla
normalità.Città e paesi che cambiarono, comunque, volto per sempre. Su «La Stampa» di lunedì 7 novembre ’94, Nuto Revelli scrisse: «La speranza è che questa lezione non si ripeta. Tornerà il sole. Si ricostruiranno le strade e i ponti. Ma dovremo uscire dall’ignoranza di sempre. O impareremo a rispettare il territorio o questa storia continuerà a ripetersi». Profetico. Ma la memoria è servita per far sì che negli anni a venire nuove alluvioni provocassero sempre meno disastri. E questa volta il Piemonte e i piemontesi si sono fatti trovare pronti. «Cittadini e amministratori ne hanno fatto tesoro - dice l’attuale assessore regionale alla Protezione civile, Alberto Valmaggia -. Dai fatti del ’94 sono nate una nuova coscienza, preparazione e consapevolezza dell’importanza della tutela del territorio. Ne fanno parte anche le esercitazioni costanti che, anche adesso, hanno evitato guai peggiori».
Ventidue anni fa a dare l’allarme fu, con un fax alla Prefettura e al Magistrato del Po, il sindaco di Ceva Gianni Taramasso. Che ebbe la felice intuizione di far sgombrare le scuole e chiudere i ponti. «Niente di scritto o codificato - ricorda -, fu solo buon senso».
Dal ’94 al 2016, tecnici, sindaci, Regione, Aipo hanno predisposto piani idrogeologici, andando a intervenire là dove possibile. In primis sugli argini, trascurati da anni, se non di più.
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