mercoledì 9 dicembre 2015

Ho ricevuto una lettera, un po' di tempo fa.

Vito Crimi

Ho ricevuto una lettera, un po' di tempo fa.
Vi confesso che non me la sono mai sentita di pubblicarla. Ma oggi ha inizio il Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco, e credo sia il giorno giusto per condividerla con voi.
«Caro senatore,
l'altra sera mia figlia era in lacrime.
Se fosse ancora una bambina potrei anche considerarla una cosa normale, ma ha da poco compiuto trent'anni ed è laureata in fisioterapia.
Da un po' di tempo a questa parte alcuni dei suoi pazienti non riescono più a pagarla perché hanno perso il lavoro o quello che hanno non gli consente di sostenere le spese e per non lasciarli soli ha deciso di seguirli gratis.
La mattina ha incontrato uno di questi pazienti, un signore affetto da disabilità parziale che paga 500 euro di affitto senza che gli vengano riconosciute esenzioni. Se ho ben compreso non ne ha diritto perché risulta proprietario di un piccolo appartamento, un'eredità che una sorella gli ha lasciato a centinaia di chilometri dalla città dove abitiamo e che sta cercando disperatamente di vendere.
Durante la seduta questo signore ha detto a mia figlia che per quel mese aveva finito i soldi. Gli ultimi 100 euro (quelli che sarebbero serviti per l'ultima spesa) se n'erano andati per far riparare il cambio della macchina che usa per andare al lavoro.
Prima di accomiatarsi e andarsene le ha detto: «Mi rimangono i pomodori». Il pensiero che quel signore dovesse finire il mese mangiando pomodori ha distrutto mia figlia. Ha resistito fino a sera, poi quando le ho chiesto come fosse andata la giornata mi è crollata davanti, a pezzi. In lacrime mi ha lasciato dei soldi e ha pregato me e mia moglie di fare una spesa per lui.
Lo scontrino che le allego è quello della spesa che ho fatto al supermercato il giorno dopo e che gli ho portato a casa fingendomi un semplice "ambasciatore", senza dirgli chi gliela mandava.
Oggi mia figlia non piange più e io avrei un motivo in più per stare bene con me stesso, ma non ci riesco. Non ci riesco perché mi fa male al cuore leggere degli impiegati del comune di Sanremo che timbravano il cartellino e tornavano a dormire, o al bar, o a far tutto fuorché il proprio lavoro, mentre tantissima gente è in mezzo ad una strada perché un lavoro non ce l'ha. Mi fa ancora più male leggere ogni giorno di politici, imprenditori e dirigenti arrestati per mazzette, tangenti e corruzioni varie. Quante volte di fronte a questo schifo sono arrivato a chiedermi: ma cosa siamo diventati? Com'è stato possibile? Com'è possibile che si rubi così tanto e come è possibile non provare un minimo di vergogna? Dov'è finita la nostra dignità?
Sia chiaro: non ho il diritto di insegnare niente a nessuno.
Non credo avrei avuto lo stesso coraggio di mia figlia nel compiere questo gesto, forse non l'avrei fatto, mi sarei girato dall'altra parte o forse ci avrei pensato in ritardo. Mia figlia invece non ci ha pensato due volte, ha agito d'istinto. Sono convinto che altri avrebbero fatto lo stesso.
Ho deciso di raccontarle questa storia perché credo che nel nostro paese ci sia ancora qualcosa di buono che vale la pena salvare e credo sia nostro dovere raccontarlo, far sapere che in questa Italia c'è ancora un'Italia buona che conserva i suoi principi e valori più alti, nonostante i pessimi esempi che ci arrivano da più parti.
Vorrei poter dire a tutti: abbiate coraggio e siate fieri della vostra umanità e onestà. Uscite fuori, raccontatela in qualche modo, perché giornali e televisioni non fanno altro che vomitare paura, terrore e diffidenza. C'è bisogno di voi. So che ci siete e siete in tanti. Lo so. In questo paese siete eroi mascherati, ma nel resto del mondo siete persone normali che fanno cose normali, giuste.
Non dovete vergognarvi della vostra bontà d'animo, perché sono altri che dovrebbero vergognarsi: i furbi, i raccomandati, gli arrivisti, i bugiardi, gli ipocriti, i ladri e sempre più spesso chi ci governa.
Caro senatore, nonostante la mia età ho un profilo Facebook e la leggo spesso.
Più volte ho colto il suo auspicio a regalarci tutti un "abbraccio collettivo" per uscire dalla crisi. Ebbene spero che questo paese riesca a farsi questo dono. Spero che riesca a risollevarsi dall'abisso e a ricordare ciò che sta dimenticando, la solidarietà fra esseri umani. Spero che la solidarietà vinca sulla paura che qualcuno si diverte a spargere a piene mani. Spero riuscirete a far aprire gli occhi al parlamento e ad approvare il reddito di cittadinanza. Spero che il lavoro non venga più usato come ricatto. Fra i pazienti di mia figlia ce ne sono alcuni che ne hanno un bisogno disperato. Non di elemosina, ma di dignità, perché il lavoro da dignità. Noi nel nostro piccolo facciamo quello che possiamo per dare una mano ma qui c'è bisogno che si muova un popolo intero. Non possiamo andare avanti così. Non è giusto.
Le chiedo scusa se ho scritto troppo.
Un caro saluto a lei e ai suoi colleghi.

P.S.
Per rispetto delle persone coinvolte in questa storia le chiedo di non rendere pubblico il mio nome, né il luogo dal quale le sto scrivendo. Voglia dare a queste mie parole lo spazio che riterrà più opportuno».

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