Gentilissimo Direttore,
dal giorno del disastroso terremoto che ha colpito il Giappone, e in particolare in quest’ultima settimana di preparativi in ogni città , io Le scrivo da Alessandria, si stanno allestendo ovunque vessilli tricolori, dai municipi alle scuole, dai negozi alle case ; ovunque è un rifiorire di passeggero orgoglio nazionale che , probabilmente per molti, ma non per tutti, appassirà non appena il tanto desiderato sole primaverile tornerà a riscaldare il suolo italiano.
Ricordando e onorando anche io , insieme a tutti gli italiani di “buona volontà” , gli uomini e le donne che hanno contribuito con gesta eroiche ma anche con azioni di straordinaria quotidiana alterità , all’Unità d’Italia, non posso fare a meno di pensare e soffrire per la grande tragedia che sta vivendo in queste ore il popolo giapponese il quale , a migliaia di chilometri da noi , ( ma che nel villaggio globale dei media è costantemente a portata di web…) piange i propri morti ed è in preda all’angoscia dello spettro di una nuova catastrofe nucleare.
Se Cavour , allora , nel 1861, tentò , formando il nuovo governo, di dargli un carattere meno piemontese e più “italiano” , dovremmo anche noi trarne insegnamento e mentre siamo all’affannosa ricerca della bandiera italiana anche nei banchi degli ambulanti cinesi…( ahimè pochissimi di noi ne hanno una vecchia e logorata conservata e trasmessa di padre in figlio ), dovremmo affiancare ad essa almeno idealmente anche quella giapponese : ovvero l’identità di un popolo ancora una volta sfregiato da una catastrofe , questa volta naturale, che metterebbe a dura prova un popolo tanto “fragile” come è ora il nostro , perennemente in bilico o in contraddizione tra “la cosa pubblica “ e “la cosa privata” .
La notevole pressione emozionale che le immagini della catastrofe sta creando in noi ci renda solleciti ad un cambiamento, ad un transito dalla nostra ottusa mentalità individualista e di sospetto italianismo ,ad un progresso umano e sociale che tenga conto del dialogo ininterrotto fra noi e la nostra storia , fra noi e la storia del popolo giapponese, ora, e di quella di molti altri popoli , per forza di “globalizzazione sana”, connessa perennemente d’ora in poi alla nostra .
Viva …l’Italia …ora e sempre !
Monica Occhi
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