Sai che non posso sapere - ciò che fai -
Devo immaginare -
Quante volte sei in pena per me - oggi - Confessa -
Quante volte a causa della mia lontananza
Gli occhi arditi si velano -
Ma immagino che l'immaginare ferisca -
I miei - sono così offuscati!
Troppo vago - il volto -
Che il mio - così paziente - nasconde -
Troppo lontana - la forza -
Che avvolge la mia timidezza -
Spaventando il Cuore -
Come i suoi cangianti volti -
Tormentano il desiderio -
Questo - solo - può bastare!
You see I cannot see - your lifetime -
I must guess -
How many times it ache for me - today - Confess -
How many times for my far sake
The brave eyes film -
But I guess guessing hurts -
Mine - got so dim!
Too vague - the face -
My own - so patient - covers -
Too far - the strength -
My timidness enfolds -
Haunting the Heart -
Like her translated faces -
Teasing the want -
It - only - can suffice!
Emily Dickinson
Fate il vostro blog! Poesie, pensieri e racconti dei miei amici...oppure trovati sul web.
martedì 28 settembre 2010
lunedì 27 settembre 2010
Il mio amore
Il mio amore ha le ali aperte sopra il marecoste,acque e spume
Il mio amore brilla come acque sopra altre acque
Il mare è rotondo
il mare è piccolo
Il mio amore è un'alga marina
Il mio amore è simile ad un uccello
Il mio amore è una perla di luce che cresce con il mattino.
Voglio piantare un albero con l'illusione che ho dentro.
Voglio un cielo immenso come un patio
per lasciar scivolare il mio amore dentro binari di vento.
Il mio amore è azzurro e chiaro....
Joaquin Pasos
Mentre leggi.....ascolta......
Il mio amore brilla come acque sopra altre acque
Il mare è rotondo
il mare è piccolo
Il mio amore è un'alga marina
Il mio amore è simile ad un uccello
Il mio amore è una perla di luce che cresce con il mattino.
Voglio piantare un albero con l'illusione che ho dentro.
Voglio un cielo immenso come un patio
per lasciar scivolare il mio amore dentro binari di vento.
Il mio amore è azzurro e chiaro....
Joaquin Pasos
Mentre leggi.....ascolta......
sabato 25 settembre 2010
DAVANZALE DI CAMPAGNA
Svolazzano le tende sul proseguire del sentiero, mentre la carezza del giorno sfiora il cammino dei pensieri. Ho trascorso fieri sguardi ad immaginare un futuro fatto di abbracci e promesse spirate nel cuore di chi le ha pronunciate, ma restavo ancora lì con le dita affusolate nell’ansia di dipingere un barlume di quella storia infinita che avevo pensato fosse la vita.
Immaginarie sembianze danzavano di fronte a quei chinati boccioli dalle tenue sfumature lilla e mi perdevo in uno straordinario battere di ciglia; odoro ancora quel mite arcobaleno che quella circoscritta finestra mi regala e sovrappongo sogni a coriandoli di paesaggi in festa.
Sulle colline in lontananza osservavo i seducenti inchini che la luce irradiava altrove ed io perduta in quel giovane quadro mi accorsi di essere felice: quella serena voglia di riscrivere il bene e il male di ciò che l’antica vela del passato nel presente aveva portato.
Ho raccolto aromi impervi tra le linee dell’essere, ma tutto adesso gioca negli occhi del domani e sarò pronta ad interpretare ciò che la vita ha in serbo per me.
Sono acqua piovana su questi boccioli assetati di vendetta e sarò serena perla di rugiada sui malinconici occhi del prato. Sono arida terra bruciata dagli attimi e sarò fertile desiderio di ricominciare su zolle dimenticate; sentirò dentro l’acerbo diluvio universale che sprigionerà l’avvento di una nuova anima fragile come la neve e forte come il vento, ma che risorge fra le vane lacrime di una sposa vestita di bianco. Là sono cresciuta percorrendo più volte quel sentiero, adesso le tende sono il velo di una storia sparita tra le scomode pieghe del tempo e ripenso ai momenti in cui da piccola guardavo quella finestra piangendo al fatidico addio che un giorno le avrei dato.
Alla lampada rimasta accesa in un angolo quando la sera rientravo e mi godevo il paesaggio, quel mitico paesaggio che vedevo da fuori, adesso lo osservavo da dentro, perché sono ancora qua affacciata di fronte agli oziosi grilli che sgridano il sole troppo cocente ed a quelle meravigliose e odorose chiome che i fiori offrono al tiepido specchio dei vetri. Avrei pensato che oggi sarebbe stato l’ultimo giorno in cui avrei potuto vivere il dolce sapore dell’infanzia mischiato all’amaro singhiozzo di un addio, invece la felicità per esser rimasta ha superato la prospettiva di uno speranzoso futuro appena accennato ad oltranza. Getto il succinto mazzolino in un angolo e colgo quei piccoli tesori cresciuti con amore fuggendo verso l’infinito colore che le colline danno al mio sentiero: ecco che sollevando le candide balze del vestito con un geranio fra le dita e l’indimenticabile profumo di nepitella fra i capelli sorrido smarrita pensando al mio caro davanzale di campagna. Il mio sogno per la vita.
Francesca Ghiribelli
Immaginarie sembianze danzavano di fronte a quei chinati boccioli dalle tenue sfumature lilla e mi perdevo in uno straordinario battere di ciglia; odoro ancora quel mite arcobaleno che quella circoscritta finestra mi regala e sovrappongo sogni a coriandoli di paesaggi in festa.
Sulle colline in lontananza osservavo i seducenti inchini che la luce irradiava altrove ed io perduta in quel giovane quadro mi accorsi di essere felice: quella serena voglia di riscrivere il bene e il male di ciò che l’antica vela del passato nel presente aveva portato.
Ho raccolto aromi impervi tra le linee dell’essere, ma tutto adesso gioca negli occhi del domani e sarò pronta ad interpretare ciò che la vita ha in serbo per me.
Sono acqua piovana su questi boccioli assetati di vendetta e sarò serena perla di rugiada sui malinconici occhi del prato. Sono arida terra bruciata dagli attimi e sarò fertile desiderio di ricominciare su zolle dimenticate; sentirò dentro l’acerbo diluvio universale che sprigionerà l’avvento di una nuova anima fragile come la neve e forte come il vento, ma che risorge fra le vane lacrime di una sposa vestita di bianco. Là sono cresciuta percorrendo più volte quel sentiero, adesso le tende sono il velo di una storia sparita tra le scomode pieghe del tempo e ripenso ai momenti in cui da piccola guardavo quella finestra piangendo al fatidico addio che un giorno le avrei dato.
Alla lampada rimasta accesa in un angolo quando la sera rientravo e mi godevo il paesaggio, quel mitico paesaggio che vedevo da fuori, adesso lo osservavo da dentro, perché sono ancora qua affacciata di fronte agli oziosi grilli che sgridano il sole troppo cocente ed a quelle meravigliose e odorose chiome che i fiori offrono al tiepido specchio dei vetri. Avrei pensato che oggi sarebbe stato l’ultimo giorno in cui avrei potuto vivere il dolce sapore dell’infanzia mischiato all’amaro singhiozzo di un addio, invece la felicità per esser rimasta ha superato la prospettiva di uno speranzoso futuro appena accennato ad oltranza. Getto il succinto mazzolino in un angolo e colgo quei piccoli tesori cresciuti con amore fuggendo verso l’infinito colore che le colline danno al mio sentiero: ecco che sollevando le candide balze del vestito con un geranio fra le dita e l’indimenticabile profumo di nepitella fra i capelli sorrido smarrita pensando al mio caro davanzale di campagna. Il mio sogno per la vita.
Francesca Ghiribelli
Ora che sei venuta
Ora che sei venuta,
che con passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa –
a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino già mi basta.
Il pigolìo così che assorda il bosco
al nascere dell’alba, ammutolisce
quando sull’orizzonte balza il sole.
Ma te la mia inqietitudine cercava
quando ragazzo
nella notte d’estate mi facevo
alla finestra come soffocato:
che non sapevo, m’affannava il cuore.
E tutte tue sono le parole
che, come l’acqua all’orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,
l’ore deserte, quando s’avanzavan
puerilmente le mie labbra d’uomo
da sé, per desiderio di baciare…
Camillo Sbarbaro
che con passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa –
a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino già mi basta.
Il pigolìo così che assorda il bosco
al nascere dell’alba, ammutolisce
quando sull’orizzonte balza il sole.
Ma te la mia inqietitudine cercava
quando ragazzo
nella notte d’estate mi facevo
alla finestra come soffocato:
che non sapevo, m’affannava il cuore.
E tutte tue sono le parole
che, come l’acqua all’orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,
l’ore deserte, quando s’avanzavan
puerilmente le mie labbra d’uomo
da sé, per desiderio di baciare…
Camillo Sbarbaro
giovedì 23 settembre 2010
A mio figlio
e non sei mai sceso nel mio corpo come una buona rugiada.
Però sei diventato un’ape laboriosa, hai fecondato tutto il mio corpo
e a mia volta son diventato tuo figlio, figlio del tuo pensiero.
Forse, quando morirò, partorirò tutta la dolcezza che mi hai messo nel primo sguardo
perché figlio, ti ho guardato a lungo, ma non ti ho mai conosciuto.
Figlio figlio mio sognato, figlio ti ho solo pensato
non sei mai sceso nel corpo come una buona rugiada
ti ho guardato a lungo, ma non ti ho conosciuto mai.
Alda Merini
sabato 18 settembre 2010
Uno, nessuno e centomila - Luigi Pirandello
April 10th, 2007 by Antonella
-Che fai?- mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
-Niente,- le risposi,- mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino. Mia moglie sorrise e disse:
-Credevo ti guardassi da che parte ti pende.
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato una coda:
-Mi pende? A me? Il naso?
E mia moglie placidamente:
-Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra.
Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altri parti della mia persona. Per cui m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzì come un immeritato castigo.
...
Fonte
-Che fai?- mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
-Niente,- le risposi,- mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino. Mia moglie sorrise e disse:
-Credevo ti guardassi da che parte ti pende.
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato una coda:
-Mi pende? A me? Il naso?
E mia moglie placidamente:
-Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra.
Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altri parti della mia persona. Per cui m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzì come un immeritato castigo.
...
Fonte
mercoledì 15 settembre 2010
La regina, the queen
Il Pettirosso è il mio Criterio di Melodia -
Perché cresco - dove cresce il Pettirosso -
Ma, fossi nata Cuculo -
Giurerei su lui -
L'ode familiare - scandisce il Mezzogiorno -
È il Ranuncolo, il mio Capriccio tra i Fiori -
Perché, siamo sbocciati dal Frutteto -
Ma, fossi nata Britannica,
Sdegnerei le Margherite -
Nulla più della Noce - s'adatta a Ottobre -
Perché, quando cade,
Le Stagioni migrano - mi hanno insegnato -
Senza lo Scenario della Neve
L'Inverno, sarebbe una frode - per me -
Perché io vedo - al modo del New England -
La Regina, discerne come me -
In modo provinciale -
The Robin's my Criterion for Tune -
Because I grow - where Robins do -
But, were I Cuckoo born -
I'd swear by him -
The ode familiar - rules the Noon -
The Buttercup's, my Whim for Bloom -
Because, we're Orchard sprung -
But, were I Britain born,
I'd Daisies spurn -
None but the Nut - October fit -
Because, through dropping it,
The Seasons flit - I'm taught -
Without the Snow's Tableau
Winter, were lie - to me -
Because I see - New Englandly -
The Queen, discerns like me -
Provincially -
Perché cresco - dove cresce il Pettirosso -
Ma, fossi nata Cuculo -
Giurerei su lui -
L'ode familiare - scandisce il Mezzogiorno -
È il Ranuncolo, il mio Capriccio tra i Fiori -
Perché, siamo sbocciati dal Frutteto -
Ma, fossi nata Britannica,
Sdegnerei le Margherite -
Nulla più della Noce - s'adatta a Ottobre -
Perché, quando cade,
Le Stagioni migrano - mi hanno insegnato -
Senza lo Scenario della Neve
L'Inverno, sarebbe una frode - per me -
Perché io vedo - al modo del New England -
La Regina, discerne come me -
In modo provinciale -
The Robin's my Criterion for Tune -
Because I grow - where Robins do -
But, were I Cuckoo born -
I'd swear by him -
The ode familiar - rules the Noon -
The Buttercup's, my Whim for Bloom -
Because, we're Orchard sprung -
But, were I Britain born,
I'd Daisies spurn -
None but the Nut - October fit -
Because, through dropping it,
The Seasons flit - I'm taught -
Without the Snow's Tableau
Winter, were lie - to me -
Because I see - New Englandly -
The Queen, discerns like me -
Provincially -
Emily Dickinson
Il mondo che conosciamo è quello che è intorno a noi, perciò tutti, anche le regine, guardano alle cose in modo "provinciale", legato al posto in cui si è nati, alla natura che ci circonda e alle sue manifestazioni locali.
(Traduzione e nota Giuseppe Ierolli)
giovedì 9 settembre 2010
Il piccolo segugio
Che devo fare? - piagnucola così -
Questo piccolo Segugio dentro il Cuore -
Giorno e notte - abbaia e si agita -
Eppure - non vuole andarsene -
Lo slegheresti - fossi in me -
La smetterebbe di guaire se da Te
Lo mandassi - proprio adesso?
Non ti darebbe fastidio - vicino alla tua sedia -
O sullo stuoino - o se osasse -
Arrampicarsi sulle tue ripide ginocchia -
O talvolta - al tuo fianco correre -
Quando tu ne avessi voglia -
Se può venire -
Dillo a Carlo - Lui lo dirà a me!
What shall I do - it whimpers so -
This little Hound within the Heart -
All day and night - with bark and start -
And yet - it will not go?
Would you untie it - were you me -
Would it stop whining if to Thee
I sent it - even now?
It should not teaze you - by your chair -
Or on the mat - or if it dare -
To climb your dizzy knee -
Or sometimes - at your side to run -
When you were willing -
May it come -
Tell Carlo - He'll tell me!
Emily Dickinson
Fonte
Questo piccolo Segugio dentro il Cuore -
Giorno e notte - abbaia e si agita -
Eppure - non vuole andarsene -
Lo slegheresti - fossi in me -
La smetterebbe di guaire se da Te
Lo mandassi - proprio adesso?
Non ti darebbe fastidio - vicino alla tua sedia -
O sullo stuoino - o se osasse -
Arrampicarsi sulle tue ripide ginocchia -
O talvolta - al tuo fianco correre -
Quando tu ne avessi voglia -
Se può venire -
Dillo a Carlo - Lui lo dirà a me!
What shall I do - it whimpers so -
This little Hound within the Heart -
All day and night - with bark and start -
And yet - it will not go?
Would you untie it - were you me -
Would it stop whining if to Thee
I sent it - even now?
It should not teaze you - by your chair -
Or on the mat - or if it dare -
To climb your dizzy knee -
Or sometimes - at your side to run -
When you were willing -
May it come -
Tell Carlo - He'll tell me!
Emily Dickinson
Fonte
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I dieci versi dalle canzoni di Battiato da appuntarsi e non dimenticare
Il cantautore, morto ieri nella sua residenza di Milo, era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. Ha spaziato tra una grande quantità di generi,...
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Sai che non posso sapere - ciò che fai - Devo immaginare - Quante volte sei in pena per me - oggi - Confessa - Quante volte a causa del...