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domenica 4 novembre 2018
Le donne "soldato" eroine sulle Dolomiti: Viktoria, Luisa, le ragazze di Venas
Viktoria Savs combatté con la divisa dell'impero austroungarico nella Prima Guerra Mondiale. La ragazza, nata a Bad Reichenhall nel 1899, si arruolò per rimanere vicina al padre Peter, che l'aveva cresciuta, dopo la prematura morte della madre, e assieme si distinsero per ardimento sulle Dolomiti, nella zona delle Tre Cime di Lavaredo. Pochissimi commilitoni sapevano che quel soldato Viktor in realtà era una donna. Gravemente ferita e più volte decorata, sopravvisse alla guerra, malgrado l'amputazione di un piede, e morì a Salisburgo nel 1979.
L'EVENTO
È una delle tante storie che saranno raccontate oggi a Grande guerra, grandi donne, l'evento commemorativo che il Soroptimist international club di Cortina ha organizzato per il centenario dalla fine del primo conflitto mondiale. Alle 17, nella storica Ciasa de ra Regoles, nel centro del paese, saranno dunque le donne a parlare del ruolo che ebbe la donna nelle tragiche vicende di quella pagina nera della storia dell'umanità.
Le donne assunsero in quelle circostanze nuovi compiti, ruoli diversi da quelli vissuti sino ad allora. Spesso sostituirono, in molte mansioni, gli uomini che combattevano al fronte. «Ecco allora l'operaia e la boscaiola, l'imprenditrice e la postina, accanto alla portatrice, all'infermiera, alla fotografa di guerra, come accadde a Cortina. Tutto ciò senza mai tralasciare il ruolo di madre, moglie, sorella e figlia», elenca Elisabetta Fontana, presidente del Soroptimist club cortinese.
LA TAVOLA ROTONDA
Alla tavola rotonda organizzata dal sodalizio partecipa Antonella Fornari, biologa, appassionata studiosa di storia e di montagna, che ha scritto numerosi libri sulla materia, fra i quali Le donne e la Prima Guerra Mondiale. È un libro di 130 pagine, con altrettante fotografie, su una storia in gran parte ancora tutta da raccontare, fatta di azioni che non ebbero mai la ribalta della cronaca ufficiale, ma che ne costituirono la trama silenziosa e nascosta. Sono storie vissute fra Cadore, Ampezzo e Carnia, inseguendo tracce sopravvissute nella memoria degli eredi, negli archivi privati, nei luoghi stessi del conflitto.
«La forza del loro coraggio pulsa ancor oggi nelle testimonianze da loro lasciate - spiega Fornari - veri e propri segni di una presenza determinante nell'evoluzione del conflitto. Parlarne oggi a cento anni di distanza è un atto dovuto di rispetto, ma anche un omaggio a queste donne il cui amore per i propri uomini e per la propria terra seppe oltrepassare la potenza dei politici e la prepotenza delle nazioni, seppe cancellare il colore delle divise, riempì i fossi delle trincee perché non ci fosse più divisione».
LE PROTAGONISTE
Ecco allora il soldato Viktoria Savs; l'alpinista Luisa Fanton; le ragazze di Venas che contribuirono alla costruzione delle fortezze da contrapporre al nemico; le portatrici Carniche che rifornivano i soldati al fronte, trasportano pesi enormi nelle gerle, sulla schiena; poi popolane e borghesi di tante età: «Tutte in modo diverso, sfidando il buon senso e le convenzioni, seppero essere protagoniste silenziose nel Primo conflitto mondiale riflette Antonella Fornari furono esili come brezza, tra venti di guerra, e pagarono talvolta a caro prezzo le loro scelte. Per me è stato un onore raccontarne alcune. A distanza di quasi un secolo continuano a testimoniare l'unicità e la straordinarietà di queste vite».
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