Il 9 gennaio 2017 è morto Zygmunt Bauman. Riproponiamo questo articolo che raccoglie alcune riflessioni del sociologo sui migranti
“Qualsiasi cosa tenti di fare il premier Enrico Letta, o l’Europa, gli arrivi dall’Africa non finiranno”. Per Zygmunt Bauman,
a Milano per la rassegna Meet The Media Guru, niente riuscirà a fermare
chi è “in cerca di pane e acqua potabile”: né i governi, né tragedie
del mare come quella di Lampedusa.
Durante la conferenza stampa di presentazione dell’incontro pubblico di stasera
("Meet the Guru"), in cui Bauman affronterà il tema dell’impatto delle
tecnologie digitali sulla vita delle persone, il sociologo e filosofo
polacco, 91 anni, ha spiegato che gli sbarchi non si fermeranno, perché
“le migrazioni sono inseparabili dalla modernità. Infatti una
caratteristica della modernità è la produzione di “persone superflue”:
individui tagliati fuori dal processo produttivo che perdono la propria
fonte di sussistenza. Il progresso economico consiste nel produrre la
stessa quantità di cose che producevamo ieri con una minore quantità di
lavoro e a un costo più basso. Chi rimane tagliato fuori diventa una
persona superflua. E alle persone superflue, non resta che andarsene,
cercando un altrove dove ricostruirsi una vita”.
Per Bauman poi “le economie europee hanno bisogno d’immigrati, perché
senza di loro non potremmo vivere. Se nel Regno Unito gli irregolari
venissero identificati e deportati, la maggior parte degli ospedali e
degli alberghi collasserebbe, e credo che si possa dire lo stesso per
l’economia italiana”.
Il sociologo ha ricordato che “per alcuni demografi la popolazione
dell’Unione Europea diminuirà da 400 milioni di persone a 240 nei
prossimi cinquant’anni: un numero troppo basso per mantenere i nostri
standard di vita, il nostro benessere”. “In base ad alcuni calcoli - ha
detto Bauman - nei prossimi 20 o 30 anni sarà necessario accogliere in
Europa circa 30 milioni di migranti”.
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