Posto A23. Vicino al finestrino. Mi sono chiesta se la hostess ha
capito che preferisco avere il vuoto sotto i piedi mentre guardo negli
occhi le nuvole o se è stata solo fortuna. Già, la fortuna. Ho sistemato
le mie cose nella cappelliera e mi sono seduta in silenzio. Ho
trattenuto un attimo il respiro quando l’aereo ha iniziato a muoversi,
lo faccio sempre perché i decolli come gli atterraggi mi mettono un po’ a
disagio. Così ho deciso di pensarti. Domani verrò da te. Non te lo
aspetti. Ho anticipato il volo perché finalmente ho capito che restare
lontani non aveva più senso. È successo qualche sera fa. Passeggiavo per
le strade di una città straniera e il tuo pensiero mi si è gonfiato
nella pancia. Ho fatto ancora qualche passo ed è stato tutto chiaro. Ho
afferrato il telefono e al suono della tua voce ho strillato:
“perdonami, torno a casa…”. Ho sentito il rumore del tuo sorriso. La
migliore delle risposte. Ora sono qui a fissare il cielo che sembra
immobile come tutto quello che mi circonda, gli sguardi delle hostess,
le mani dei passeggeri e l’aria che respiriamo. Guardo l’orologio e le
ore che mi separano da te sono diventate una manciata di minuti. Otto
esatti. Ma in otto minuti puoi chiedere una spiegazione, prepararti un
caffè, allenare i tuoi addominali o chiamare un vecchio amico per fare
due chiacchiere. Non puoi cambiare la tua vita e nemmeno quella di chi
ami. Per certe cose ci vuole più tempo, lo sanno tutti. È una questione
di rispetto. Incrocio gli sguardi di chi, come me, ha compreso ma non
dice una parola. Siamo quelli seduti vicino ai finestrini, quelli che
possono guardare fuori per distrarsi e dormire senza essere disturbati.
Siamo quelli che possono fissare prima il vuoto e poi le rocce
avvicinarsi. Manca poco ma tutto sembra essersi bloccato, tranne il mio
cuore. Dovrei mettere la testa tra le gambe come ci hanno insegnato
appena saliti ma non lo faccio perché so che non servirà a nulla. Emetto
un piccolo grido, l’ultimo che non riesco a trattenere e decido di
pensare al tuo viso così quando scandaglieranno la mia scatola nera
capirai che facevo sul serio perché, a volte, in otto minuti puoi solo
permetterti di avere paura, smettere di guardare fuori e rivolgerti a
Dio.
Sara Rattaro
autrice di Niente è come te (Garzanti editore)
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