Per 50 anni non raccontò a nessuno della sua esperienza di ebreo deportato. Poi lo fece con Roberto Riccardi nel libro “Sono stato un numero” (Giuntina editore). La madre e due sorelle vennero uccise nel lager (una sorella venne fatta sbranare dai cani a un mese dalla liberazione per diletto dei soldati).
Ricordare è l'atto che più temono le vocazioni totalitarie. Quando una vita come quella di Alberto Sed smette di respirare, l’ansia va sempre nella stessa direzione: ora chi porterà le prove contro populisti e sovranisti?
Roberto Saviano
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Il ricordo di Alberto Sed e i «mostri» che non muoiono mai
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