Ci ha provato. Uscendo dallo studio del Presidente con gli alleati,
SilvEgo Berlusconi si è acconciato a svolgere l’umile ruolo di
presentatore della nuova popstar Matteo Salvini. Senonché, mentre il
leghista parlava, ha guardato dentro un televisore e si è reso conto di
occupare la parte esterna dell’inquadratura. Non gli era mai successo.
Il socio di maggioranza era sempre stato lui, fin da quando vendeva i
temi a scuola e gli appartamenti nella brughiera. Invece in quel momento
gli toccava farsi di lato per ascoltare in silenzio un ragazzone
incapace di indossare una giacca tre bottoni come si deve.
Sulle prime ha chiuso gli occhi, sperando si trattasse di un incubo. Poi si è toccato la cravatta e ha dondolato la testa, finché il desiderio di tornare a capotavola ha prevalso su qualsiasi considerazione di opportunità politica. Ha cominciato a sbirciare il foglio che Salvini stava leggendo e a scandire i passaggi del discorso con le mani, talmente in fretta che ha sfoderato sette dita quando l’oratore era ancora fermo al punto sei. Finite le dita, si è messo a fare le facce, commentando la prosa dell’usurpatore con sbuffi e smorfie, e mimandone il labiale in una sorta di doppiaggio silenzioso, affinché tutti capissero che quelle parole le pronunciava l’altro, ma le aveva scritte lui.
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