SAVONA
Ha capito che quell’uomo era il suo vero padre dal profumo, dalle
pieghe del viso, dalle mani grandi e calde, dalle frasi non dette. A
quel tempo Marinella Magliano, oggi cinquantenne, di anni ne aveva solo
undici. Viveva con la madre, il papà, due sorelle e un fratello. Era il 30 marzo del 1979 quando suonarono alla porta della loro casa in Valbormida, nell’entroterra di Savona, dove la famiglia viveva nella povertà più assoluta. Marinella aprì e le comparve davanti un omone grande e grosso, con un cesto pieno di ogni leccornia che qualsiasi bambino avrebbe desiderato. E diecimila lire, «per comprare la torta di compleanno a Marinella», disse.
«È Babbo Natale!», esclamò la bambina con gli occhi sgranati e increduli. Poi rimase in silenzio a fissare l’omone, di nome Alfredo, che scambiò due parole con la madre per poi riuscire da quella porta.
«In quel momento, anche se ero una bambina, sentii dentro di me che quella persona era parte di me. Anni dopo interrogai mia madre a bruciapelo: “Alfredo è mio padre?”, le chiesi. Lei negò. Quando chiuse gli occhi, decisi che sarei andata sino in fondo a questa storia, per scoprire chi ero e soprattutto chi era il mio vero padre: l’uomo con cui avevo vissuto in casa sotto lo stesso tetto per anni o l’omone grande e buono?».
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