Louis-Ferdinand Céline, pseudonimo di Louis Ferdinand Auguste Destouches, è uno degli scrittori più influenti del XX secolo. Figura molto discussa e ignorata per diverso tempo nel panorama della cultura europea del Novecento, a causa del suo ostentato antisemitismo e alle sue simpatie per la Repubblica di Vichy. Ora è un classico in via di riabilitazione. Nasce a Courbevoie nel 1894 e muore nel 1961 a Meoudon, nei pressi di Parigi, semi-dimenticato. Passa un’infanzia infelice con un padre duro e una madre con un carattere non abbastanza forte per contrastare le percosse che il marito, Fernand, non risparmia né al figlio né a lei. Non ama la famiglia Ferdinand. Tant’è che si sposerà tre volte, dopo due divorzi. Le uniche due figure famigliari alle quali è legato nella sua infanzia sono lo zio Edouard e la nonna materna Céline, dalla quale prenderà il nome utilizzandolo come pseudonimo. Trascorre l’infanzia in povertà, nella “miseria peggio della miseria”, la “miseria rispettabile”, quella miseria “che si tiene su”.
«Puoi descrivere le peggiori infamie. Ma non in un modo che gli dia verità».L.F. Céline
Vive
l’esperienza della Grande Guerra da volontario nell’esercito francese.
Rimarrà ferito e verrà decorato con la Croce di guerra. Poi, dopo la
laurea in medicina, verrà la professione di medico. Professione che, a
differenza di quella di scrittore, ha sempre sentito come la sua vocazione.
E difatti utilizzerà la penna come fosse un bisturi. Ha un debole per
le gambe e i glutei delle donne, e adora le ballerine. Nella vita
viaggia tra Europa, Africa, Stati Uniti e Canada; poi arriva il secondo
conflitto mondiale. Sono anni decisi per l’autore. Si schiererà in
posizioni antisemite vicine al Governo filo-nazista di Vichy. Nel
dopoguerra deve scappare e riparare in Danimarca, in esilio, potendo
ritornare in patria nel 1951, solo dopo l’amnistia
comprendente la confisca di tutti i suoi beni – presenti e futuri. Prima
del ritorno in Francia trascorre 14 mesi in carcere per
collaborazionismo. Morirà, colpito da un’emorragia cerebrale nel 1961,
tra diverse difficoltà economiche, nell’emarginazione sociale – tra i suoi cani, il suo pappagallo e l’ultima moglie -, dopo aver terminato Rigodon, il suo ultimo romanzo.
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