La misoginia, dalla letteratura all'attualità, e la paura per la donna colta
La bella Psiche punita e condannata a infinite peripezie per aver voluto vedere sotto la luce di una lampada il volto dell'amante, fino ad allora rimasto nell'oscurità. La visione della curiosità femminile come causa di tutti i mali ha origini lontane, nella mitologia classica: Pandora, ad esempio, aprendo il vaso donatole dagli dei ne ha fatto uscire tutte le piaghe che affliggono la Terra. E poi c'è, nella tradizione giudaico-cristiana, Eva che tenta Adamo offrendo la mela, frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male. Ma un chiaro timore nei confronti della donna pensante e colta è diffuso anche tra scrittori, filosofi e intellettuali dei secoli scorsi, da Molière, che si burla delle donne "pedanti", a Rousseau che teme la donna "saccente" come un pericoloso "flagello".
L'ostilità verso l'alfabetizzazione e l'istruzione delle donne per destinarle esclusivamente al matrimonio e meglio dominarle, negare loro indipendenza e libertà, tipica ancor oggi di molti regimi e culture, ha origine lontane nel tempo ma anche radici nella nostra cultura occidentale. Il tema è affrontato nel saggio "Libere di sapere" (Edizioni di Storia e Letteratura) di Alessia Lirosi, una ricercatrice di Storia moderna dell'Università La Sapienza, vincitore della 17/ma edizione del premio dell'Associazione femminile internazionale Soroptimist sul tema 'Storia e cultura di genere'.Continua qui
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