A quanto pare il
giorno in cui hanno distribuito la capacità di arrendersi io ero
assente. Il che, detto così, potrebbe anche sembrare una bella cosa. E
lo è, finché non arrendersi significa
avere la giusta dose di testardaggine, la capacità di difendere ciò di
cui si è convinti, la voglia di provarci ancora una volta. Dopo aver
preso in considerazione i rischi e i vantaggi e aver deciso che questi
ultimi sono un motivo sufficiente ad affrontare i primi.
Quando vado verso un obiettivo, invece, a me spesso il passaggio razionale manca totalmente. Semplicemente, l’opzione mollare il colpo non viene nemmeno contemplata. Si tratta di una questione di principio. Resistere, resistere, resistere.
Fino a ieri.
Credevo.
Mattinata
calda dopo una settimana torrida, l’estate tanto attesa sembra essere
arrivata comprimendo in queste prime giornate tutti i raggi di sole che
aveva negato da inizio giugno. Mi metto in macchina alle sei, segna già
24 gradi. L’ideale per la gara più tosta della stagione.
La partenza è alle otto, partiamo carichi con il gruppo OltrepoTrail quasi al completo, ma li perdo ben presto di vista. I primi km sono una sofferenza, non riesco a capire se veramente le salite sono così dure o se sono io che mi sono lasciata prendere dal malumore e sto quindi vedendo tutto peggio di quanto sia realmente. Per fortuna poi inizia qualche passaggio che si inoltra nei sentieri, l’ombra e un tracciato più ondulato mi cambiano almeno la testa, mi sento più positiva, ma il succo non cambia.
La partenza è alle otto, partiamo carichi con il gruppo OltrepoTrail quasi al completo, ma li perdo ben presto di vista. I primi km sono una sofferenza, non riesco a capire se veramente le salite sono così dure o se sono io che mi sono lasciata prendere dal malumore e sto quindi vedendo tutto peggio di quanto sia realmente. Per fortuna poi inizia qualche passaggio che si inoltra nei sentieri, l’ombra e un tracciato più ondulato mi cambiano almeno la testa, mi sento più positiva, ma il succo non cambia.